
L’accessibilità non è un favore. Non è questione di benevolenza. E di certo non è riservata a pochi.
È una questione di abilità e quella cambia in continuazione.
Ti sei rotto un braccio? Hai perso gli occhiali? Sei alle prese con una nuova lingua? All’improvviso, il mondo non è più fatto per te.
Il sole ti acceca? Sei esausto? Hai un mal di testa tremendo? Anche le cose più semplici sembrano impossibili.
Guardiamo in faccia la realtà: le probabilità di restare pienamente abili per tutta la vita sono bassissime, se non nulle.
Ecco perché ha più senso pensare che siamo tutti temporaneamente abili.
L’accessibilità non è un trattamento speciale.
È semplicemente un modo per rendere le cose migliori per tutti, perché tutti beneficiamo dei sottotitoli, delle porte automatiche e delle istruzioni chiare e leggibili. Tutto qui.
Allora perché continuiamo a trattare l'accessibilità come un controllo burocratico da spuntare alla fine di un progetto?
È ora di cambiare le cose, e io sono pronta. Voglio creare esperienze in cui chiunque si senta accolto, capace e a proprio agio.